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Il trattamento della spasticità causata dalla sclerosi multipla può migliorare la qualità della vita dei pazienti


L’obiettivo dello studio condotto presso la Yale University School of Medicine è stato quello di caratterizzare i pazienti affetti da sclerosi multipla che soffrono di spasticità, e di valutare i pattern di trattamento, tra cui il Baclofene intratecale ( Lioresal ), correlati alla qualità della vita del paziente.

Sono stati analizzati i dati provenienti dal Patient Registry of the North American Research Committee on Multiple Sclerosis ( NARCOMS ).
Inoltre, l’analisi ha anche riguardato un sottogruppo di 198 pazienti preselezionati che stava assumendo Baclofene intratecale, ed un campione random di 315 utilizzatori di farmaci per os.

Il 16% non ha riportato alcuna spasticità, il 31% una spasticità minima, il 19% lieve, il 17% moderata ( frequente interferenza con le attività giornaliere ), il 13% grave ( necessità di modificare le attività quotidiane) ed il 4% totale ( completo impedimento allo svolgimento delle attività quotidiane ).

I pazienti con grave spasticità erano prevalentemente maschi, più anziani e con una maggiore durata della sclerosi multipla.

I punteggi della qualità della vita sono diminuiti con l’aumentare della gravità della spasticità.

I pazienti che stavano assumendo Baclofene intratecale hanno riportato livelli più bassi di spasticità rispetto a coloro che stavano facendo uso di farmaci per os, meno indolenzimento delle gambe, meno dolore ed un numero minore di spasmi.

Questi pazienti presentavano punteggi significativamente più bassi nella componente fisica del questionario SF-36, e minore fatica alla scala MFIS.

I dati di prevalenza hanno indicato che un terzo dei pazienti affetti da sclerosi multipla modifica o rinuncia alle attività quotidiane, come risultato della spasticità.

Il trattamento della spasticità può influenzare in modo significativo i parametri della qualità della vita, riducendo gli spasmi, il dolore e la fatica. ( Xagena2004 )

Rizzo M A et al, Mult Scler 2004; 10: 589-595

Neuro2004


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